Premessa
Quando vidi Lucrezia per la prima volta sul palco rimasi abbagliata: una genetica straordinaria unita a una bellezza fuori dal comune sono un’accoppiata letale per qualsiasi avversaria.
E difatti, al suo esordio nel 2017, vinse la gara di Cornaredo e gli Italiani, si conquistò la Pro Card e volò a Boston per i Mondiali, ai quali si classificò 6^. Ottimo risultato per un’esordiente!
Ma… Ma io pensavo “Che spreco!” perché vedevo in lei potenzialità molto superiori, letteralmente trascurate da una preparazione “non ideale”, per usare un eufemismo!
Però non sono solita criticare il lavoro altrui né dare consigli non richiesti. Per cui me ne stetti zitta, anche quando mi chiese un feedback e mi raccontò la preparazione assurda che aveva seguito: zero carbo, solo merluzzo, scarico dell’acqua e del sodio. Aveva, in pochissimo tempo, collezionato tutti i principali errori delle preparazioni vecchia scuola! E la cosa più sorprendente era che, NONOSTANTE tutto ciò, aveva ottenuto quei risultati. Quindi era difficile dirle che era tutto sbagliato. Perciò mi limitai a darle il mio parere su cosa avrebbe dovuto fare: puntare a una maggior definizione. Dovetti mordermi la lingua per non commentare le strategie che aveva seguito e le dissi solamente che io e i miei atleti facevamo esattamente l’opposto.
Nel frattempo non potevo fare a meno di pensare a quello che avrebbe potuto ottenere se preparata da un tecnico competente. Fortuna vuole che lei decise, dopo mesi, che quel tecnico competente dovevo essere io!
Così è iniziato il nostro lavoro insieme, con nessuna falsa modestia da parte sua nel dichiarare il suo obiettivo di “vincere i Mondiali” e con grande prudenza da parte mia perché, pur sapendo che l’obiettivo era assolutamente alla sua portata, non sapevo quanto le pratiche sconsiderate che aveva seguito prima avessero compromesso il suo metabolismo e quindi come avrebbe risposto al programma.
I risultati parlano da soli e quello che non dicono i fatti ve lo racconterà lei, molto meglio di quanto potrei fare io. Perché sì, questa ragazza, oltre ad essere una super Campionessa è anche molto brava a scrivere.
Annalisa
Lucrezia, Campionessa del mondo assoluta WNBF Pro 2018
Prima di leggere il mio racconto sulla preparazione ai Mondiali 2018 è bene fare due premesse: la prima è che so benissimo di essere in ritardo di un anno e per questo mi scuso, ma non sempre si è pronti a realizzare il proprio sogno a 23 anni. Quindi, ora che sono pronta, voglio rendere pubblico, dopo aver fatto pace con me stessa, non solo il giorno più bello della mia vita, ma anche l’esperienza che mi ha fatto passare da ragazzina a donna.
Dedico queste righe a me, che dopo mesi mi sono ritrovata, e ad Annalisa Ghirotti, che ha creduto in me molto più di quanto io potessi credere in me stessa.
La seconda premessa è che buona parte della narrazione è scritta utilizzando un tempo verbale sbagliato, ma noi milanesi non usiamo il passato remoto neanche se un evento è successo nel 1900.
La prima volta che mi approcciai ad Annalisa Ghirotti fu il giorno dopo il mio primo Mondiale da atleta professionista a Boston nel 2017. Le chiesi un feedback perché chi meglio della campionessa Figure pluripremiata mi avrebbe potuto dare un parere obiettivo?
Rimasi agghiacciata dalla sua risposta, in quell’atrio del Marriot Hotel, mentre sorseggiava il suo fumante american black coffee seduta sulla poltrona.
“Hai una genetica impressionante, dovresti solo tirarti facendo la dieta ed, essendo giovane, hai una lunga strada davanti”.
Cosa? Fare la dieta?
Proprio a me, che da mesi mi alimentavo a merluzzo e 50 grammi di quinoa al giorno.
Tornata a Milano cercai di capire a cosa si riferisse e quella maledetta frase non mi faceva dormire la notte.
Mi interessai al Natural Peaking attraverso riviste, articoli e stalkerando costantemente la sua pagina Facebook.
Da una domanda ne nascevano altre cento.
Ma che diavolo è la Peak Week? Tracciare i macros? E perché bevono fino a 8 litri di acqua il giorno della gara, quando io addirittura facevo lo “scarico” non bevendo per due giorni e ritrovandomi con le piaghe sulla lingua?
Avendo vinto la gara di selezione a Cornaredo a giugno 2017 e il Campionato Italiano a Firenze nell’ottobre 2017, non mi ero mai interessata ad altri metodi di preparazione alle gare perché, vincendole, avevo quasi paura a cambiare.
Ma dopo aver visto dal vivo atlete americane sul palco, con una definizione muscolare assurda e impensabile senza uso di farmaci, rimasi scioccata.
Sapevo che era arrivato il mio turno, dovevo fare quello step e per questo, dopo aver tergiversato per mesi, mi decisi a chiamarla.
“E se non mi accetta?”
“E se non sono all’altezza?”
“E se è troppo tardi?”
“Diamine Lucrezia! Prendi quel maledetto telefono e chiamala. Non è il tuo ex ragazzo!”
E così feci, mandandole un messaggio disperatissimo in cui le chiedevo aiuto.
Era febbraio 2018.
Annalisa Ghirotti mi accettò nel team perché, grazie a Dio, ero una Pro, ma aveva bisogno di studiarmi bene per un mese in cui mi avrebbe monitorato il peso, le misure e questi benedetti macros nel mio amatissimo diario alimentare.
La consulenza effettiva iniziò ad aprile 2018 con macros organizzati in giorni on e giorni off. Non volevo soffermarmi troppo sul guardare i cambiamenti, dato che lavoravo come un soldato senza sosta sia su me stessa sia a Parma, dove conobbi tutto un altro mondo.
L’allenamento
Da Milano a Parma. Da Parma a Milano.
Check, coaching. Coaching, check.
Non solo Annalisa aveva stravolto il modo ad approcciarmi al cibo, mangiando quello che volessi calcolandolo sull’app, ma mi aveva ucciso dal punto di vista dell’allenamento. Sì l’allenamento, proprio lui. La parte divertente della preparazione.
Panca, stacco e squat totalmente rivisitati nella prima parte della scheda con isometrie e isocinetiche che le lacrime potevano accompagnare solo.
Nella seconda parte i complementari organizzati in:
- Jumpset
- Superset
- Triset
- Giantset
- GESÙSET
Schede che sembravano condanne a morte ed esercizi metabolici come se piovessero. Ma io zitta e testa bassa.
Ad agosto 2018 avevo già una bella condizione, mi guardavo allo specchio e mi piacevo. Ma nonostante questo, io non dovevo essere la più bella della spiaggia, io volevo fare bene e rientrare nella top 5 al Mondiale di Los Angeles che si sarebbe tenuto a novembre 2018.
*Flashback*, marzo 2018
Primo colloquio, Forlì.
“Lucrezia, ti faccio qualche domanda per capire cosa ti aspetti dalla nostra collaborazione. Quali sono i tuoi progetti a breve termine?”
“Facile Annalisa, i Mondiali 2018, che si tengono a Los Angeles, giusto?”
“Mmm Lucrezia non facciamoci troppe aspettative… noi prepariamoci, al massimo salirai sul palco nel 2019”Ve lo giuro, volevo morire.
Ma torniamo a noi.Verso il Mondiale
Luglio 2018
Primo taglio dei macros con 5 giorni di ipocalorica e 2 giorni di refeed.
Fame. Posing. Fame. Stress. Fame.Settembre 2018
Il mio tiraggio era assurdo, ma talmente assurdo che, se l’anno prima mi fossi vista in quella condizione, mi sarei data della dopata da sola. E invece no, e invece Ghirotti docet.Ottobre 2018
Si aprono le danze e salgo sul palco della Pro Cup WNBF 2018, per testare un po’ alcune strategie da usare al mondiale sempre più vicino. Annalisa e io ci accorgiamo di aver messo troppo mallo, la peak week mi aveva riempito fin troppo i muscoli per rientrare nella categoria ed ero un po’ insicura sul palco. Dettagli che a un mondiale avrebbero fatto più che la differenza.
9 novembre 2018
All’aeroporto di Malpensa la mia avventura inizia così, con l’incontro di Jake La Furia dei Club Dogo (mio idolo da quando avevo 13 anni) che mi augura in bocca al lupo per la gara; con il poliziotto che mi sequestra sia il tan sia il mallo, perché da idiota li avevo messi nella valigia sbagliata (quella a mano) e non me li fa imbarcare, quindi piango e blocco la fila; con il mio (ex) fidanzato che si accorge di aver perso il portafoglio pieno di soldi.
Bene, ma non benissimo.
Il viaggio però in generale va più che bene, dato che mi ero organizzata, come suggerito dalla coach, con collant a compressione graduata per la circolazione e con passeggiate “geriatriche” da una parte all’altra dell’aereo senza mai dormire. Forse per la fame, forse per l’adrenalina, non sto ferma un attimo, motivo per cui a differenza dello scorso mondiale non ho sofferto di ritenzione. Finalmente arrivo in appartamento a Beverly Hills. Sì, proprio lì, ho risparmiato tutto l’anno per la vacanza della mia vita e non bado a spese. Tra gli allenamenti in Equinox e uno in Gold Gym, in cui ci sono più italiani che a Ibiza in agosto, mi diletto a girare da Hollywood a Venice, nel più totale relax. La bella vita ha fatto la differenza.
17 novembre, detto anche Giorno X
La sveglia è alle 6:00 e alle 6:05 sto già facendo il primo tabata della giornata, saltando la corda al ritmo di “taki taki”.
Peso 51 kg body fat 7/8%. Assurdo.
Assurdo quanto quel sole che brilla su Los Angeles ed io che sono tranquilla.
Serena come quando hai un esame e non hai studiato nulla, della serie che non sai nemmeno l’argomento del test.
Ecco, con questo “state of mind” mi sono presentata la mattina al Centinela Valley of the Art di Los Angeles.
Gallette, burro di mandorle e manciate di sale con il rossetto che mi si continua a sbavare ed eccola lì, bellissima, truccata e pettinata, con al suo fianco Kristian più agitato di me, di lei e di tutti gli atleti messi insieme.
Penso che per un atleta, non ci sia nulla di più bello di condividere il giorno della gara con il proprio preparatore in veste di atleta.
Pumping insieme, mallo insieme, pose insieme, ansia insieme, panico insieme.
Bellissimo.
Anyway, entro nel teatro e subito nel backstage a prepararmi.
Le categorie prima della mia escono veloci e, dopo vari rimproveri dalla “tipa alta e magra che capisce l’italiano” perché come sempre devo farmi riconoscere facendo pumping appendendomi tipo scimmia, ecco che tocca a me.
Lì in fila, in attesa del mio turno di uscita sul palco, la mia intera preparazione mi passa davanti, proprio come se stessi andando al patibolo e so che il paragone è angosciante, ma mi sono resa conto in quel momento esatto, a un minuto dalla mia gara, di quanta importanza avessi dato a questa competizione, ma soprattutto di quanto questa mi avesse insegnato, dalle sofferenze ai sacrifici, dalle brutte notizie all’entusiasmo di vedermi come ho sempre sognato.
Meanwhile
“… ok ladies follow del back line”
3… 2… 1
ON STAGE FIGURE SHORT CLASS
BOOM
Manco me ne sono accorta e sono sul palco, le luci sono talmente bianche che a stento vedo i giudici.
“QUARTER TURN TO THE RIGHT… QUARTER TURN TO THE RIGHT” e mi ritrovo al centro del palco, con il mio ex ragazzo che dal fondo teatro mi urla “le stai mandando a casa” e Kristian a fianco, un po’ più tecnico, dice “molto bene Lucrezia, tira più le gambe”.
Dopo 10 minuti di confronti e stage walk scendo dal palco e, totalmente in shock, non mi rendo conto che è già tutto finito, come se mi avessero dato uno schiaffo in pieno viso.
Torno in appartamento a riposare, tanto ho fin troppo tempo per rilassarmi dato che non solo mancano tutti i PRO, ma devono salire sul palco ancora gli amateur.
Faccio in tempo a fare altri 2500 tabata, bere caffè da Starbucks, mangiare, comprare ciambelle scavalcando la fila perché “SORRRRRRI AI EM ITALIAN”, tornare in teatro e scoprire che sono tutti in ritardo. L’attesa della gara è essa stessa il piacere mi han detto.
Ma anche meno, grazie.
Anyway.
Risistemo il trucco che Alba Parietti levati, mi faccio ridare il mallo e sessioni di pumping nel bagno degli uomini, perché lì c’era lo specchio davanti all’asta per fare le trazioni e poi… c’erano gli uomini. 🙂
Ci comunicano che il tempo a disposizione per lo show è poco, quindi avremmo dovuto fare solo qualche posa e poi uscire dal palco; successivamente ci sarebbero state le premiazioni. Ormai in fila con le altre atlete ho stretto amicizia con tutte, il mio inglisc è veri veri gud, e rieccomi sul palco con una grinta che non credevo nemmeno io di avere.
Sono di nuovo al centro del palco e scelgo la mia posa preferita, senza sapere che sarebbe diventata iconica, tanto da essere sullo sfondo di tanti futuri palchi… Ma senza troppi altri spoiler, arriviamo al dunque.
La premiazione
Penso che non ci sia descrizione migliore che la poesia “Soldati” di Ungaretti.
Si sta come l’ansia di non ricordarsi il proprio numero sul palco le atlete.
Almeno, io non me lo ricordo mai.
Dunque la classifica parte e io mi chiedo “ma sono seventyone o sixtyone? No, sono il fiftyone.”
E mentre do i numeri, che manco mio nonno al bingo, non vedo che le mie avversarie vengono chiamate mano a mano, finché non sento “…seventyone.”
“Ecco!” Ho pensato tra me e me “sono seventyone!”
Accecata dalla luce dei riflettori, avanzo verso le altre e vedo Nancy che mi porta la medaglia d’oro. Non fa in tempo a mettermela al collo che mi accascio ai suoi piedi, come se le mie gambe avessero ceduto e, piangendo come una bambina, in un istante realizzo ciò che mai avrei pensato nella vita. Ho vinto la categoria dall’altra parte del mondo.
Sbaglio l’uscita, tanto che l’addetto al backstage mi viene a recuperare sul palco. Ma è tutto normale finché, incredula per ciò che mi era appena successo, incontro Annalisa che sta per salire sul palco e, con la gioia di una madre soddisfatta della propria figlia, mi urla felicissima – e Dio, cosa avrei dato per poter immortalare quel momento: io che scendo e lei che sale, le nostre mani che si uniscono. Avevamo vinto entrambe, io da atleta e lei da mia mentore.
Rimango dietro il palco, perché a breve avrei dovuto competere per il titolo assoluto con la vincitrice della categoria Figure Tall e intanto, più euforica dello Xanax, butto giù sale e burro di mandorle, continuando a improvvisare alzate laterali e rematori, rubando manubri a sconosciuti.
La “tipa alta magra che capisce l’italiano” mi fa un cenno con la mano e io capisco che è il mio turno.
Non so chi sarebbe stata la mia avversaria finché non me la ritrovo sul palco e, vi prego, non prendetemi per vanitosa o strafottente, ma in quel momento ho un fuoco così vivo dentro di me che me lo sento: avrei vinto ancora. Ma non in modo speranzoso, io avrei vinto, punto: andavo a prendermi quello che era mio, quello per cui ho sudato, ho pianto e ho sofferto.
Dopo circa cinque minuti di confronti e quarti di giro, il verdetto.
Tutta la folla americana urla il mio numero, “seventyone”, perché ormai l’ho imparato. Tina annuncia la mia vittoria e Nancy mi porta una statua magnifica in cristallo.
Dio ho vinto.
Ho vinto ancora.
Ho vinto il titolo assoluto della categoria Figure.
Non ci potevo credere, ma ci credevo benissimo.
Era mio, lo sapevo.
In tutto questo vengo scortata nello stanzino dove si svolgono i test antidoping e Annalisa mi corre incontro più felice di me, guardandomi con gli occhi lucidi di una persona che veramente ti vuole bene, mi chiede:
“Lucrezia ti ricordi il nostro primo colloquio? Ho soddisfatto i tuoi obiettivi?”
*Flashback*, marzo 2018
Primo colloquio, Forlì.
“E invece quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine Lucrezia?
“Eh Annalisa… non prendermi per pazza e presuntuosa, ma il mio sogno è vincere il mondiale”
“ Perché no? Magari un giorno…”
Lucrezia
“E invece quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine Lucrezia?
“Eh Annalisa… non prendermi per pazza e presuntuosa, ma il mio sogno è vincere il mondiale”
“ Perché no? Magari un giorno…”